Fiaccolata contro la violenza sulle donne”. Aderisce anche il Comitato Se non ora quando–Vallo di Diano


Riceviamo e Pubblichiamo

Il Comitato Se non ora quando – Vallo di Diano aderisce alla mobilitazione nazionale “Fiaccolata contro la violenza sulle donne” che si prefigge lo scopo di ricordare Stefania Noce e le altre donne morte di violenza maschile.
A tal fine si invita ad accendere dalle ore 18 di stasera una piccola luce sui balconi o sulle finestre per commemorare tali vittime. Il nostro contributo di riflessione alla giornata odierna è dedicato a Stefania Noce.
Ha colpito, e come,l’omicidio di Stefania Noce ad opera del suo fidanzato, perché, al di là del fatto che si è consumato l’efferato delitto sul finire di un anno caratterizzato da ben 97 uccisioni di donne da parte dei loro partner (ex o no), c’è Stefania che fa la differenza.
Se fosse stato solo per i media avremmo pensato di trovarci di fronte all’ennesimo femminicidio, compiuto da un uomo che non riusciva più a ricondurre “la propria donna” a “le proprie ragioni”, fatte di offese, soprusi, intimidazioni e tanta, tanta violenza. E invece abbiamo recuperato in rete una foto di Stefania, mentre scendeva in piazza il 13 febbraio scorso in occasione della manifestazione nazionale di Snoq.
La sua immagine di giovane donna, orgogliosa di esibire un cartello con su scritto”Non sono in vendita”, ci ha indotto a pensare che era necessario conoscerla di più.
Ci siamo imbattute in un suo scritto, pubblicato su La Bussola, un giornale dell’Università di Catania.
Era dedicato alle donne che “non hanno ancora smesso di lottare, per chi crede che c’è ancora altro da cambiare, che le conquiste non siano ancora sufficienti, ma soprattutto a chi non ci crede, a quelle che si sono arrese e a quelle convinte di potersi arrendere”.
Una pagina grande, intensa e bella che alla fine si concludeva con l’affermazione che “nessuna donna può essere di proprietà oppure ostaggio di un uomo, di uno Stato, né tanto meno di una religione”.
Stefania, la sua vita, il suo slancio ideale, il suo impegno politico, sociale e civile è la differenza rispetto agli altri femminicidi di cui ognuna di noi viene a conoscenza, e lo è a tal punto che sentiamo doveroso nei suoi confronti fare diventare la sua figura il simbolo di un impegno tenace e costante.
Chissà quante ore avrebbe profuso nel confrontarsi con altre donne, nello scrivere e nel divulgare le proprie idee, nell’adoperarsi per una società dove si riuscisse a pensare ad “un’uguaglianza carica delle differenze dei corpi, delle culture, ma che uguaglianza fosse, tenendo presente l’orizzonte dei diritti universali e valorizzandone l’altra faccia”.
Lei, i verbi l’aveva usati al presente, perché mai avrebbe immaginato di essere vittima di un uomo che non si rassegnava alla fine del loro amore.
Noi tutte abbiamo nei suoi confronti l’obbligo morale di impegnarci “a non smettere di lottare” anche per lei, come aveva sostenuto nel suo scritto.
Stefania dovrebbe simbolicamente rappresentare tutte quelle donne, consapevoli o no, che sono morte perché incapaci di fronteggiare un nemico non previsto ma neppure immaginato, un nemico nato dal grembo di una società incapace di educare all’idea che “nessuna donna può essere di proprietà o ostaggio” di qualcuno o di qualcosa.
Certo, ogni donna vittima di femminicidio è degna di rispetto, ma noi le abbiamo conosciute solo in occasione della loro tragica fine.
C’è chi ha conosciuto Stefania ed il suo impegno da viva, chi ha voluto, invece, conoscerla già morta attraverso le sue poesie, le sue pubblicazioni e fa specie pensare che quella giovane donna, fiera e sorridente il 13 febbraio scorso mentre alzava il foglio vergato con la frase “Non sono in vendita”, lo faceva anche per chi non riusciva ad avere questa consapevolezza.
Tutto ciò ci induce a pensare di intitolarle il nostro Comitato di modo che attraverso il nostro impegno, per quanto sia nelle nostre capacità e possibilità, qualcosa di lei continui ad operare nella direzione con lei condivisa che “le donne sono ovviamente persone di sesso femminile, prima ancora che mogli, madri e sorelle”.
Uno di quei tanti fili colorati, con cui le donne si annodarono idealmente nella più grande manifestazione femminile degli ultimi tempi, lega noi tutte a Stefania, al rimpianto di quanto avrebbe potuto realizzare per le altre donne che le erano al fianco, ma soprattutto alla consapevolezza che dovremmo farlo anche in suo nome.

- Il Comitato Se non ora quando – Vallo di Diano (Sa) -

-vallonotizie24-

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