Sala Consilina,tra un mese il Carcere chiude. Amministrazione in campo: ecco il piano per evitarlo

Si sente spesso parlare del sovraffollamento delle carceri e delle ragioni della rieducazione e del reinserimento sociale dei detenuti: ma le esigenze economiche della spending review evidentemente rappresentano per lo Stato Italiano argomenti molto più importanti da prendere in considerazione. Ecco perché tra poco più di un mese il Carcere di Sala Consilina è destinato a chiudere i battenti, visto che la legge che regola il settore prevede la chiusura per tutte le carceri con capienza inferiore ai 51 ospiti. Attualmente il carcere di Sala Consilina è abilitato per accogliere non più di 40 detenuti. 


“QUESTO CARCERE SI DEVE CHIUDERE!” A decidere la chiusura del carcere salese è il Ministero della Giustizia attraverso il DAP, il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, ai quali non sembra affatto un controsenso la chiusura del carcere salese. E questo nonostante la struttura di Via Gioberti si distingua da sempre come un piccolo gioiellino in un settore disastrato, sia per il suo funzionamento e anche per i tanti progetti messi in campo per la rieducazione ed il reinserimento dei suoi “ospiti”.

 LE “MOSSE” DI CAVALLONE E SANTORIELLO PER EVITARE LA CHIUSURA Il sindaco di Sala Consilina Francesco Cavallone ed il consigliere delegato alle Infrastrutture ed ai Lavori Pubblici Michele Santoriello confermano la volontà del Ministero della Giustizia di chiudere il Carcere salese: la data (non ancora resa ufficiale) dovrebbe essere quella del prossimo 30 Giugno. Ma nonostante le premesse poco incoraggianti l’amministrazione salese non si arrende, ed in queste ore l’azione per evitare l’ennesima chiusura si svolge su due canali paralleli. Da un lato quello puramente politico, con il tentativo di fare arrivare la propria voce e le proprie ragioni anti-chiusura al Ministro Orlando. Su questo piano si sono già attivati tutti i contatti disponibili nell’ambito di PD e di NCD, ma obiettivamente sembra difficile che il Ministro Orlando possa considerare gli appelli e ascoltare le ragioni salesi per concedere deroghe a una legge ispirata dai comandamenti della spending review. Un altro canale, che sembra all’apparenza più praticabile, è quello “tecnico”: è stato predisposto infatti un progetto per elevare a 51 il numero degli “ospiti” del carcere, con un serie di interventi di carattere igienico-sanitario a spese del comune di Sala Consilina. Il progetto sarà quanto prima proposto al provveditore compartimentale di Napoli, ed è stato realizzato grazie all’apporto di tecnici che si sono messi a disposizione a titolo gratuito, e che hanno già lavorato con il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Assicurando la presenza di 51 detenuti il carcere rientrerebbe per il momento nei parametri previsti dalla legge per il suo mantenimento, anche se già si vocifera che il Governo Renzi voglia modificare la quota minima di ospiti per ogni Carcere e portarla addirittura a 100. Ma su questa volontà al momento ci sono solo voci e nulla di confermato, e per ora il tetto minimo stabilito dalla legge resta quello di 51 detenuti: obiettivo che il progetto di adeguamento ideato dal comune salese permetterebbe di raggiungere.

 LE CONSEGUENZE DELLA CHIUSURA DEL CARCERE DI SALA CONSILINA La chiusura del Carcere di Via Gioberti comporterebbe conseguenze anche di tipo economico per la città capofila del Vallo di Diano. Intanto circa 30 operatori del settore, tra addetti della polizia penitenziaria ed altri, insieme alle loro famiglie, sarebbero costretti a trasferirsi altrove. In più va poi considerato l’indotto generato in modo diretto ed indiretto dal Carcere, con i negozi autorizzati alla vendita di prodotti per la struttura, e le attività legate alla fornitura di generi alimentari per la mensa ed altro. Insomma sarebbe di certo un colpo duro e da non sottovalutare per l’economia di Sala Consilina e del Vallo di Diano, e l’augurio è che la battaglia per il suo mantenimento possa risolversi positivamente. Anche per arginare una tendenza, quella della chiusura dei servizi nelle aree periferiche, che sembra diventata ormai la principale preoccupazione dello Stato Italiano.

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